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Rassegna di Qualità - 28 e 29 novembre

L'innocenza

di Kore'eda Hirokazu — Giappone, 2023, 126 minuti
Drammatico

Con Sakura Andô, Eita, Soya Kurokawa, Hinata Hiiragi, Mitsuki Takahata.

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Trama

Preadolescente silenzioso e riservato, Minato ha perso il padre quando era piccolo e vive con la madre, impiegata in una stireria. Vittima a scuola di un professore eccessivamente severo, Minato è difeso dalla madre, la quale si scontra duramente con la preside dell'istituto. Eppure qualcosa non torna: Minato dice la verità o il suo professore è innocente? E se si sbagliasse anche quest'ultimo a considerare il suo alunno un bullo? Perché a guardar la storia da vari punti di vista la realtà cambia e il vero soggetto diventa l'amicizia nascosta tra Minato e un suo compagno di scuola, preso di mira perché effemminato...

Recensione

Dopo la trasferta in Corea del sud di Le buone stelle - Broker, il giapponese Koreeda torna agli spazi domestici e ai contesti tipici del suo cinema. Come sempre, lo scontro fra l'individuo e l'istituzione (qui familiare e scolastica) rifrange il concetto di verità e condiziona emozioni e comportamenti.

Una storia, tre punti di vista, anzi no, quattro, e altrettante, forse ancora di più, posizioni da cui guardare la realtà: dalla prospettiva dei piedi di un bambino su cui il film si apre; dal balcone ai piani alti di un palazzo mentre un edificio vicino va a fuoco; dal sedile di un'auto mentre si parcheggia in retromarcia; dalle scale di una scuola; davanti a una persona a cui si sta chiedendo scusa con un inchino... Prima che un grande narratore delle dinamiche relazioni, familiari e istituzionali, Koreeda è un grande regista e anche in questo suo nuovo Monster inserisce i cinque protagonisti - Minato e sua madre Saori, il professor Hori, la preside Makiko e il piccolo Yori - all'intero dei loro spazi - le case, la scuola, un tunnel, un rifugio nei boschi - e dà valore soprattutto ai loro movimenti, ai loro sguardi, agli oggetti che li definiscono, alle parole che usano e che vengono fraintese, usate, manipolate. La frantumazione del racconto, diviso in tre momenti paralleli che corrispondono ai punti di vista di Saori, del professor Hori e di Minato, con la preside Makiko a fare da cerniera tra la seconda e la terza parte - apre alla tipica relatività del cinema di Koreeda, che da sempre, e in particolare in Still Walking, Like Father, Like Son e Un affare di famiglia, riflette sui ruoli familiari e sulle relazioni che nascono fuori da una cornice di affetti istituzionalizzata. Al centro di Monster, in maniera molto simile a Close (il film di Lukas Dhont dedicato alla fragile amicizia e attrazione fra due preadolescenti), c'è un altro legame inconfessabile, giovane ma già inficiato dallo stigma sociale, che per questo apre a una serie tragica di bugie, incomprensioni, interpretazioni parziali.