di Joseph Kosinski — USA, 2025, 159 minuti
Azione, Sportivo
Con Brad Pitt, Javier Bardem, Kerry Condon, Callie Cooke.
TRAILER
SITO WEB
PREVENDITA BIGLIETTI
Trama
F1, il film diretto da Joseph Kosinski, segue la storia di un ex pilota della Formula 1, Sonny Hayes (Brad Pitt), che dopo essersi ritirato negli anni Novanta a seguito di un grave infortunio, che ha rischiato di mettere per sempre fine alla sua carriera, decide di tornare in pista. Il suo amico Ruben Cervantes (Javier Bardem) è a capo della squadra APXGP e il suo pilota di punta è la giovane promessa dell'automobilismo Joshua Pearce (Damson Idris). Purtroppo la squadra di Ruben è in gravi difficoltà e prossima al fallimento, ha bisogno di una spinta come quella dell'entrata in pista di Sonny. Inoltre, Pearce è un talento che va perfezionato e un carattere spigoloso da smussare. Sarà proprio compito di Hayes fare di lui un campione diventando il suo mentore. I due correranno insieme, ma tra il rombo dei motori riaffiora il triste passato di Sonny, che si renderà presto conto che il suo compagno di squadra è spietatamente in competizione con lui...
Recensione
Ti acchiappa fin dall’inizio, F1. Si parte col montaggio alternato tra alcune immagini di camera-car della Formula 1 anni Novanta (c’è una McLaren che è chiaramente quella di Ayrton Senna, mentre l’auto dalla quale provengono le immagini ha la livrea gialla e lo sponsor Camel che furono di Lotus prima e Benetton dopo) e le onde dell’oceano che si vanno a infrangere su una spiaggia.
Poi Sonny, ovvero Brad Pitt, si sveglia stropicciato e fichissimo nel suo van disordinatissimo van, esegue un rituale di preparazione che coinvolge calzini, orologi e carte da gioco che vedremo più volte nel film, esce, sale sulla sua auto e fa vedere a tutti - noi spettatori compresi - di che pasta è fatto sulla pista della 24 ore di Daytona, mentre dalle casse della sala i Led Zeppelin esplodono “Whole Lotta Love”.
Poi Sonny scende dall’auto, torna a dormire, si fa svegliare a corsa finita e vinta, e riparte senza nemmeno prendere in mano la coppa (ma i soldi sì) verso l’orizzonte, come il cowboy solitario e ribelle che è. Quel che succede un po’ lo sapete già (Sonny, che aveva avuto un terribile incidente 30 anni prima, viene richiamato nel Circus iridato da un suo amico diventato proprietario di un team che è un po' in difficoltà), un po’ lo potete immaginare. Ma quello che è importante dire è che il film di Joseph Kosinski si mantiene praticamente sempre al livello di questo inizio, e che mai in un momento nelle sue due ore e mezza di durata fa calare l’attenzione del suo spettatore.
Sonny è un pilota cowboy, l’abbiamo detto. Glielo dice anche Kate, la direttrice tecnica - prima donna a rivestiere un ruolo tale nel mondo maschile e un po’ maschilista della Formula 1 - del team APEXGP, che finirà anche per diventare vittima del fascino di Sonny, ma che è un personaggio femminile niente male. E qui va aperta una parentesi. Perché a interpretare Kate è l’attrice irlandese Kerry Condon, e questa è una scelta di casting che dimostra l’approccio maturo e intelligente che c’è stato alla produzione di questo film. Perché Condon, che è un’attrice brava, ed è indubbiamente una bella donna, non è il nome di richiamo - per status divistico o sfacciato appeal sessuale - che ci si sarebbe potuti aspettare, ma la scelta giusta per il ruolo giusto (e ben scritto): anche dal punto di vista anagrafico. Chiusa parentesi.
Sonny è un pilota cowboy, dicevamo, e questo spirito western sottende a tutto F1, che è un film che ha la capacità di offrire al pubblico tutto quello che ci si dovrebbe aspettare da un vero
blockbuster contemporaneo spettacolo cinetico e cinematografico di altissimo livello tecnico, certo, e qui le corse automobilistiche sono riprese come mai prima d’ora (ma la F1 è raccontata non solo come pura esibizione di velocità, pericolo, abilità al volante, ma come sport complesso, nel quale il team è fondamentale, e ancor più fondamentale sono strategie e tattiche: e quindi, il pensiero) che ha anche la capacità di raccontare una storia, dei personaggi, delle relazioni.
Anche se, e in qualche modo non poteva esser altrimenti, questa storia, questi personaggi e queste relazioni portano con loro tutta la retorica di un certo cinema sportivo che parla di riscatto e redenzione.