di Paolo Virzì — Italia, 2025, 105 minuti
Commedia
Con Valerio Mastandrea, Galatéa Bellugi, Valeria Bruni Tedeschi, Ilaria Spada.
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Trama
Adriano Sereni è un cinquantenne che vive da recluso dentro un'ex scuderia. Non fa entrare in casa nemmeno il tecnico per riparare la caldaia, o il postino che gli consegna raccomandate destinate a rimanere chiuse, e si ciba solo di scatolette che abbandona in giro per la sua disordinata dimora. Non si lava praticamente più e "puzzicchia", come dice la sua amica Giuliana Marziali, che è stata sua socia in un importante studio legale: perché Adriano era un avvocato di successo, prima che un tragico evento gli spezzasse la vita in due. Giuliana cerca di convincerlo a presentarsi in tribunale - sì, le raccomandate erano convocazioni giudiziarie - ma lui accetta solo perché gli pare un'opportunità di rivedere il figlio Matteo, rimasto a vivere con l'ex moglie, cui manda messaggi quotidiani che rimangono senza risposta. Intanto, nella villa abbandonata di fronte alle scuderie, si accampa un gruppo di ragazzi, capitanato dalla volitiva Matilde, che vuole piantare viti e fare il vino, disturbando lo scorbutico eremita.
Recensione
Che cos'è un padre? È questa la domanda che pone Cinque secondi,
il nuovo film diretto da Paolo Virzì e scritto insieme al fratello
Carlo e a Francesco Bruni (anche coautore del soggetto), e che per
fortuna non è un film a tesi, ma una storia vera e propria, per certi
versi quasi una favola (il gruppo dei giovani disturbatori" che passano
gran parte del tempo a suonare e cantare sono davvero una fantasia
bucolica).
Cinque secondi appare come il doloroso precipitato dell'esperienza di padre separato del regista sublimata in forma artistica, depurata dal rancore, ma ancora profondamente radicata nella paura di non essere la figura paterna che sperava per i propri figli: non è un caso che nella squadra del film ci siano suo fratello e sua figlia Ottavia, qui (ottima) costumista. Adriano è "un padre che ha sempre navigato controvento", che ha compiuto azioni "inadatte" e ha immaginato il proprio ruolo in modo creativo e inconsueto per poi comprenderne "cinque secondi" troppo tardi i rischi. Si è rivelato a se stesso un padre "inadatto", e adesso è intento ad espiare quella colpa, comportandosi come un Clint Eastwood maremmano (e ricordiamo che il nucleo del senso di colpa di Eastwood, che è anche il nucleo doloroso e irrisolto di alcuni dei suoi film, è il tormentato rapporto con una delle sue figlie).