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Rassegna di Qualità - mercoledì 24 e venerdì 26 aprile

La sala professori

di lker Çatak — Germania, 2023, 98 minuti
Drammatico

Con Leonie Benesch, Leonard Stettnisch, Eva Löbau, Michael Klammer.

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Trama

İlker Çatak e Johannes Duncker (regista il primo, sceneggiatori entrambi) volevano raccontare la scuola, dove per scuola si intende molto di più del luogo dove si vanno a imparare nozioni di varie materie. La scuola di questo film è, vorrebbe essere, un luogo di educazione alla vita e alla convivenza sociale. E specchio della società finisce per esserlo anche nei modi e nei risvolti meno edificanti. Il risultato di tutto questo è un film che apre numerosi interrogativi, e che interpella direttamente la morale e l’etica degli spettatori riguardo il mondo della scuola e quello fuori da essa. Su quel che è giusto, e quel che è giustizia.

Recensione

E ce ne sono tante di contraddizioni apparenti in questo film, che scorre come un treno sull'unico binario di un'idea di partenza che dà luogo a una produzione inarrestabile di altre cellule.

Per esempio la contraddizione tra "tolleranza zero" e "democratizzazione", due parole chiave della policy della scuola, o quella interna alla questione della riservatezza (Carla non leggerebbe mai le pagine del diario di un ragazzo, però lascia accesa una webcam in sala professori, per quanto su un'inquadratura strettissima; e noi sappiamo, perché stiamo guardando un film, che certe scelte possono fare la differenza). Nell'attenta sceneggiatura del regista Ilker Çatak e di Johannes Duncker, si parla dunque di un solo fatto ma di molte conseguenze. Si parla tra le righe di responsabilità personali, di comportamento collettivo e di come, ancora una volta, questi elementi possano non essere accordati tra loro. Si parla, senza retorica, del coraggio che ci vuole a pensare e agire diversamente dal gruppo. La sala professori fotografa con la giusta drammaticità lo stato di un'istituzione in grossa crisi, esogena e endogena, in cui il rispetto che un tempo era precetto è stato sostituito dal sentimento umorale, per cui all'insegnante si dà retta finché è simpatico, sa intrattenere, non si fa scudo con il suo ruolo, perché allora quello scudo, sebbene di latta, diventa subito il bersaglio del tiro incrociato di alunni e genitori.